Il “campo largo” è il modo per cercare la sopravvivenza di una classe politica incapace se non inetta, è l’argomento usato per confondere l’elettorato facendo credere che la sconfitta della sinistra è una questione strumentale e non sostanziale, cioè quella di affrontare i problemi veri del Paese che sono drammatici caratterizzati da una sempre crescente ingiustizia e disuguaglianza sociale sempre più vicina al punto di non ritorno con il dubbio che sia già stato superato.
Signori (un eufemismo – ndr) politici che vi dichiarate di sinistra avete un obbligo etico e morale, prima che politico: dimenticare la vostra autoreferenzialità, narcisismo o interesse, cominciate ad affrontare i problemi del Paese che nemmeno conoscete.
Essere di sinistra e liberali significa garantire tutti i diritti indicati nella nostra insostituibile Costituzione, compresa la libertà di pensiero e di opinione, creando le condizioni di un benessere generale, ma anche libertà d impresa, e creare le condizioni consentire di esercitarli.
La libertà di impresa e la proprietà privata sono necessarie, devono anche essere garantite e, possibilmente, incentivate, lo afferma anche la nostra Costituzione, ma compete alla politica, attraverso le istituzioni repubblicane, impedire che diventino ostacolo allo sviluppo sociale, ossia al miglioramento della qualità della vita che consente una reale partecipazione alla vita pubblica, ossia alla realizzazione della democrazia.
Il campo largo non serve.
Serve un progetto politico che garantisca libertà, uguaglianza, intesa come garanzia di pari opportunità, e solidarietà, che non neghi la ricchezza ma cancelli la povertà ed il disagio sociale.
Solo un partito di sinistra, quella vera di valori, al servizio dei cittadini che governi l’economia e che non si faccia governare dalla stessa e dalla finanza, può essere vincente, se sarà credibile per gli elettori.
Serve una sinistra diversa dalla sinistra radicale, quella comunista, o un centro sinistra, cioè una sinistra moderata, è il progetto politico che la distingue da quella radicale, che usurpa la collocazione nella sinistra perchè ne è estranea e lontana, e da quella liberaldemocratica, pure estranea. che è la “testa di ponte”, un’infiltrata, del liberismo, cioè la negazione della crescita sociale e di ogni libertà, compresa quella di impresa.
Serve un progetto politico innovativo, quindi progressista e riformista, che nel suo preambolo definisca in modo chiaro e preciso che cosa è la sinistra, e non proposto dall’alto, cioè dalle attuali segreterie, ma costruito dal basso con la partecipazione attiva dei cittadini. Una partecipazione numerosa che può giustificare un campo largo, non di partiti ma di cittadini.