Ho seguito il convegno da voi organizzato e, mi creda, mi sono irritato.
Un convegno senza una normale contrapposizione dialettica e senza il coinvolgimento dell’unico vero “Stakeholder”, termine che non mi piace ma tant’è, l’importante è non farsi capire da chi è veramente la parte interessata, ossia l’utente, è solo un’ auto-celebrazione.
Lei mi dirà che è stato invitato il Movimento Consumatori a rappresentare gli utenti, anche se, a mio giudizio, non rappresenta gli utenti che sono anche i cittadini. Gli utenti non sono i consumatori, sono qualcosa di più perchè l’acqua, o meglio, il suo accesso, è un diritto fondamentale che deve essere garantito. La gestione del servizio idrico, come tutti i servizi pubblici, è una questione politica, non mi sembra che gli elettori abbiano delegato il Movimento Consumatori che, peraltro, non li ha nemmeno difesi limitandosi a sottolineare la questione della trasparenza, un aspetto importante ma, senz’altro, per gli utenti, meno importante di un costo elevato solo per favorire i gestori.
Il DPCM 20 luglio 2012 – art. 2, comma 1, lett. b, è molto chiaro: la tariffa deve essere “equa, certa, trasparente e non discriminatoria”, nessuna di queste condizioni è rispettata e la responsabilità è di chi ha inventato un Metodo Tariffario, per molti aspetti assurdo, di chi lo applica, cioè i vostri associati e dei Sindaci dei Comuni che, pur dovendo tutelare i loro cittadini, non hanno, quasi tutti, nemmeno la minima cognizione di come funziona la tariffa, eppure, sistematicamente la approvano.
Perché non è stato invitato un movimento di cittadini senza interessi economici? Ce ne sono parecchi, ad esempio il Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua, cioè quello che ha promosso il referendum del 2011 raccogliendo un consenso che l’attuale governo, ma nemmeno i precedenti avvicinano.
Probabilmente è la tendenza a considerare “ideologico” chi, essendo dalla parte dei cittadini e non dell’establishment, non è allineato. Credo che ideologici siano quelli che, pur essendo una loro funzione risolverla, dimenticano l’attuale drammatica questione sociale che è prioritaria.
Un convegno con un solo obiettivo, quello di attribuire un maggior ruolo agli EGA, compreso quello di indirizzo che è una competenza ed una prerogativa non delegabile degli Enti Locali e dei loro amministratori eletti dai cittadini.
Anche la relazione di Ref Ricerche è completamente fuori tema come spesso succede, ma è comprensibile, doveva aprire la strada alla non ventilata proposta di maggior ruolo degli EGA.
Gli EGA sono enti strumentali degli Enti Locali, come stabilito dall’art. 142 del d.lgs. 152/2006 e tali devono restare, basta con sovrastrutture inutili che trasferiscono solo poteri e autoreferenzialità e, oltretutto, costano.
Nel suo intervento di apertura del convegno ha sottolineato che, in considerazione della necessità di contenimento della spesa pubblica, il costo dell’EGA è inserito in tariffa e costa solo un euro all’utente. Ma lei sa quanti un euro vengono fatti pagare ai cittadini, quelli che già devono farsi carico della fiscalità generale, mettendoli in ginocchio economicamente?
La stessa ARERA, sul suo portale web, precisa con una non malcelata soddisfazione, di non pesare sul bilancio dello Stato perché i suoi costi sono coperti da contributi dei gestori, eppure sa che i gestori incassano questi contributi dagli utenti. È la stessa ARERA che ha stabilito l’inserimento in tariffa del suo costo, è un onere modesto, qualche euro che si aggiunge al suo euro, alle componenti aggiuntive e a tanti altri che non sono costi e che violano il principio del “Full Cost Recovery” violando, quindi, anche l’art. 154 del d.lgs. 152/2006 che lo definisce e lo fissa.
Perché nessuno ha parlato di tariffe? Forse perché dei presenti nessuna sa come funzionano o si è preferito evitarlo?
Nessuno ha spiegato al rappresentante di Utilitalia, l’associazione dei gestori di cui non si comprendono le ragioni della sua partecipazione, che la competenza di finanziamento degli investimenti, come fanno tutte le imprese normali, quelle che operano nel mercato, quello reale non quello finanziario o in regime di monopolio naturale, è dei gestori e non degli utenti, e che gli utenti, con il FoNI, senza esserne consapevoli, fanno un “prestito” ai gestori proprio per finanziare gli investimenti, illegittimo, forse anche peggio, poiché, nella maggior parte dei casi, non viene remunerato e nemmeno rimborsato perchè il gestore lo trasforma in ricavo, appropriandosene e, magari, lo distribuisce come dividendo.
Dovrebbe spiegare all’On. Piergiorgio Cortelazzo che quando una società realizza un utile e non lo distribuisce ai soci, aumenta il patrimonio netto, cioè il capitale proprio dei soci e la sua distribuzione è solo differita, nel frattempo, però, aumenta gli utili grazie alla reiterazione, da parte di ARERA, della remunerazione del capitale investito abrogata con il 2° quesito del referendum 2011.
Non sarebbe stato meglio, in premessa, richiamare i principi contenuti nel d.lgs. 201/2022, più volte citato, quelli che pongono come obiettivo dei servizi pubblici, la soddisfazione dei bisogni dei cittadini e utenti e la loro centralità, anche attraverso la partecipazione, nella organizzazione e gestione del servizio?
Forse i partecipanti e lo stesso convegno hanno altri obiettivi.
Non si preoccupi, gli utenti li informerò io, per il momento limitandomi a diffondere questa lettera di cui spedirò copia alla stampa. Mi creda, non sono ideologico, cerco solo di interpretare atti, fatti e dati, non è un problema di pubblico o privato, come ho sentito più volte ripetere, si tratta, in modo concreto e non astratto, di individuare quale delle due teorie può risolvere i problemi sociali del Paese. Le teorie economiche sono solo opinioni, non servono è sufficiente la fotografia delle condizioni economiche, delle ingiustizie e delle disuguaglianze sociali attuali, il resto sono solo parole.
Sono preoccupato ed in ansia per il diffuso disagio sociale e per le troppe diseguaglianze, per questo sto con i cittadini ed in particolare con i più fragili.