Mancano due giorni al 25 settembre e qualche decisione bisogna pur prenderla.
La tentazione di starmene a casa è stata molto forte ma sarebbe un errore. È meglio sbagliare il voto, pur cercando di limitarlo il più possibile, che essere solo critico prima, durante e dopo. La prima espressione di democrazia, alla quale non intendo rinunciare, è il voto, la seconda è la partecipazione e non l’astensione o il disinteresse.
Sarà un voto con parecchie perplessità e dubbi ma, oggi, nessuno rappresenta o propone completamente il modello sociale che auspico cioè un modello che sappia coniugare il mercato con la questione sociale e ambientale.
Il mercato non è il male, come qualcuno lo intende, è il punto di incontro tra domanda e offerta e, grazie alla concorrenza, è il regolatore dei prezzi e qualità dei beni e servizi. È la degenerazione e la manipolazione dei mercati il male, cioè la finanza.
Se un sistema cresce, in modo corretto e regolato, anche nelle attività economiche private, la questione sociale ne beneficia perchè si crea occupazione e ricchezza che non deve essere individuale ma collettiva, pur in una differenziazione di redditi, naturale ed inevitabile, che attraverso l’imposizione fiscale e l’erogazione di servizi, quelli pubblici, deve essere ridistribuita eliminando ingiustizie e disuguaglianze.
È necessario che i servizi pubblici siano esclusi da ogni forma di mercato, anche quello naturale, poichè il profitto prodotto ostacola e impedisce la loro funzione istituzionale. Quindi no alla sanità privata, no alla istruzione privata, no alle infrastrutture ad uso pubblico, autostrade e trasporti, private, no ai servizi pubblici locali privati, no al mercato del lavoro gestito da privati.
È un modello già presente, da decenni, in alcuni Paesi dove la qualità della vita ed il benessere sociale è tangibile, si chiama socialdemocrazia.
Pertanto il mio voto sarà indirizzato a chi potrebbe essere l’interprete di questo cambiamento anche se, oggi, lo dichiara ma non lo esprime perchè ancora influenzato da quel liberismo nato negli anni ’80 del secolo scorso, chiamato neo-liberismo o deregulation (deregolamentazione), che ha portato alla privatizzazione di tutto mentre avrebbe dovuto privatizzare solo quelle attività economiche non al servizio delle persone in senso sociale la cui gestione non compete allo Stato.
Un benessere sociale ed una tranquillità economica, in grado si soddisfare tutta la scala dei bisogni, non solo quelli primari, consente una crescita culturale senza la quale sarà difficile garantire i diritti civili e ostacolare la criminalità organizzata.
Il voto, per me, deve essere indirizzato a quel partito, movimento o coalizione che ha nel suo DNA questi principi e valori, irrealizzabili con le ideologie, ma solo con la ragione e il desiderio di affrontare e, possibilmente, risolvere la questione sociale.
Un benessere sociale ed una tranquillità economica, in grado si soddisfare tutta la scala dei bisogni, non solo quelli primari, consente una crescita culturale senza la quale sarà difficile garantire i diritti civili e ostacolare la criminalità organizzata.
Il voto, per me, deve essere indirizzato a quel partito, movimento o coalizione che ha nel suo DNA questi principi e valori, irrealizzabili con le ideologie, ma solo con la ragione e il desiderio di affrontare e, possibilmente, risolvere la questione sociale.
Un DNA che non può essere patrimonio di quei partiti della sinistra che sono rimasti a ideologie vetero, come quelle della lotta di classe che molti danni ha prodotto, e che la storia, ma anche la stragrande maggioranza degli elettori ha cancellato e nemmeno in quelli che per cultura sono semplicemente contro tutto e tutti, magari senza nemmeno sapere perchè, come i no-vax, i no green -pass, i no-nato, e, magari anche complottisti.
Anche i partiti populisti, come il M5S, avendo l’obiettivo di risolvere alcune criticità manifestano sensibilità per la questione sociale che, però, non può essere risolta con interventi, alcuni condivisibili, come il Reddito di Cittadinanza, altri meno come i Bonus ed i Super Bonus, proprio perchè sono una violazione del mercato, non strutturali nell’indirizzo di un cambiamento di sistema.
Anche i partiti populisti, come il M5S, avendo l’obiettivo di risolvere alcune criticità manifestano sensibilità per la questione sociale che, però, non può essere risolta con interventi, alcuni condivisibili, come il Reddito di Cittadinanza, altri meno come i Bonus ed i Super Bonus, proprio perchè sono una violazione del mercato, non strutturali nell’indirizzo di un cambiamento di sistema.
La destra ha un solo DNA, quello dell’egoismo, del protagonismo e in economia la logica è solo corporativa, la questione sociale viene affrontata con promesse che non si possono mantenere, l’importante è raccogliere consenso, i diritti civili sono solo un fastidio, meglio cancellarli, se, poi, si riesce ad impoverire ulteriormente i poveri per consentire maggior accumulo di ricchezza a chi è già ricco, meglio ancora. Il ritorno di una dittatura simil fascista non mi preoccupa, non ne esistono più le condizioni, ma la cultura del governo di quel ventennio che, in larga parte si può individuare nei programmi della coalizione della destra, mi fa venire i brividi. Forza Italia ha dei programmi diversi, nel senso che proprio non ne ha o non si capiscono, sta con la destra, pur dichiarandosi di centro destra, con un po’ di confusione, perchè qualche voto può recuperarli.
Il centro? In politica il centro non esiste, non è una questione di bipolarismo, se la proposta è quella dell’Agenda Draghi, che non esiste nemmeno per lo stesso Draghi e che non può essere considerato un progetto politico, considerato che la maggioranza del Governo Draghi era composta da quasi tutte le forze politiche in Parlamento, forze politiche che, nella competizione elettorale si sono divise in due parti con precise e diverse connotazioni politiche. O si ha una concreta proposta politica che individui un modello socio-economico diverso dalle altre o è solo una collocazione di puro opportunismo per essere pronti a stare dalla parte più conveniente per ragioni personali. Non è possibile votare il Terzo Polo con il rischio di trovarlo schierato, poi, con l’area politica che non si condivide.
Il centro? In politica il centro non esiste, non è una questione di bipolarismo, se la proposta è quella dell’Agenda Draghi, che non esiste nemmeno per lo stesso Draghi e che non può essere considerato un progetto politico, considerato che la maggioranza del Governo Draghi era composta da quasi tutte le forze politiche in Parlamento, forze politiche che, nella competizione elettorale si sono divise in due parti con precise e diverse connotazioni politiche. O si ha una concreta proposta politica che individui un modello socio-economico diverso dalle altre o è solo una collocazione di puro opportunismo per essere pronti a stare dalla parte più conveniente per ragioni personali. Non è possibile votare il Terzo Polo con il rischio di trovarlo schierato, poi, con l’area politica che non si condivide.
Ebbene, resta solo il Partito Democratico e Progressista che voterò perchè so che il DNA di un sistema socialdemocratico lo ha, anche se non lo esprime in modo compiuto, conosco molti iscritti nel partito con i quali ho diviso molti anni nei “Democratici di Sinistra” (DS) di cui conosco la bontà dell’impegno per la soluzione della questione sociale e che, sono convinto, non tradiranno questo impegno. Non ho mai votato il PD, questa è la prima volta, ma credo che l’elettore abbia della responsabilità se consente alla destra di vincere l’elezioni e se la l’attuale emergenza sociale non sarà superata, non con le promesse non mantenute ma con atti e fatti concreti. Ritengo che non sia solo un voto utile ma anche un voto responsabile.
In questo sono anche rincuorato dalla presenza del Movimento Repubblicano Europeo di Luciana Sbarbati, che conosco avendo trascorso alcuni anni con lei nel consiglio nazionale del PRI, all’inizio degli anni ’90, e che so essere una garanzia per la realizzazione di un’azione politica che sappia coniugare mercato e questione sociale e ambientale.
Questa riflessione personale non è un invito a votare la coalizione di centro-sinistra, è solo la mia decisione.
Questa riflessione personale non è un invito a votare la coalizione di centro-sinistra, è solo la mia decisione.
L’invito è solo quello di votare. Ognuno voti chi vuole e chi ritiene che meglio rispecchi le sue aspettative, importante è votare in una delle più importanti consultazioni della nostra Repubblica, se ritiene che i partiti, per abitudine, non rispettano i programmi, faccia in modo, dal giorno dopo che questo non avvenga. Io lo farò, cercherò di essere una spina nel fianco del PD perchè con il voto acquisisco il diritto a farlo, pur non iscritto, anche per questo rendo pubblico il mio voto.